La deadline è stata fissata all’11 maggio. Entro allora andranno presentate le offerte vincolanti per diventare proprietari de “Il Tempo”. La data è stata stabilita dal Tribunale di Roma ed è un ulteriore passo verso la conclusione di una vicenda per la quale il finale più accreditato è quello che vedrebbe la famiglia Angelucci, già proprietaria di “Libero” e player di peso nel business delle cliniche, come futuro proprietario del quotidiano romano.
La Tosinvest (società cassaforte del gruppo Angelucci) ha presentato la scorsa estate ai commissari giudiziali nominati dal Tribunale di Roma un’offerta da 12,5 milioni di euro (in 36 mesi) per l’acquisto della testata che il costruttore romano Domenico Bonifaci aveva acquistato dal gruppo Caltagirone alla fine degli anni ’90.
L’offerta irrevocabile d’acquisto è (ncora al momento) in scadenza il 30 aprile (prorogata rispetto a quella ultima del 31 marzo). È chiaro che la sfida ora è far sì che gli Angelucci vadano oltre quella data. Intanto, nei prossimi giorni sarà pubblicato sul Sole 24 Ore l’avviso pubblico a presentare le offerte vincolanti. Un passaggio voluto anche se l’unica manifestazione d’interesse finora arrivata è stata quella degli editori di Libero.
Nel frattempo è stata fissata al 26 maggio la data per l’omologa del concordato. Passaggi formali, certo, dopo il placet dato dai creditori in una prima fase, ma comunque importanti, anche nei fatti, per evitare qualsiasi spiacevole contrattempo.
Giusto qualche numero per chiarire la situazione di crisi del Tempo: nell’esercizio 2014 ha chiuso con un rosso di 13 milioni di euro a fronte di 6,7 milioni di euro di valore della produzione. Nel 2013 la perdita netta è stata di 10,2 milioni, contro i 7,9 milioni di valore della produzione; nel 2012 rosso di 8,7 milioni a fronte di 8,9 milioni di ricavi e nel 2011 la perdita è stata di 6,4 milioni contro i 12,3 milioni di ricavi.
I giornalisti sono 43, compresi i 10 in Abruzzo in Cig a zero ore. I 33 della redazione romana hanno un contratto di solidarietà in corso. La proposta della famiglia Angelucci dovrebbe prevedere il mantenimento di 15 giornalisti. E, conditio sine qua non, non dovrebbe nel frattempo intervenire lo stop delle pubblicazioni. Altrimenti tutto a monte.