Il Ceo di Telecom, Marco Patuano, incontrerà i sindacati venerdì mattina, alle 8. Un incontro avrebbe dovuto esserci la settimana scorsa, prima della partenza del vertice di Telecom (Patuano, ma anche il presidente Giuseppe Recchi) per il Brasile.
Al centro dell’incontro la questione del caring (call center), dopo la bocciatura dell’intesa – siglata il 18 dicembre scorso – posta a referendum fra i lavoratori. Qui il testo dell’ipotesi d’accordo.
Il rischio ora è che si arrivi a chiusure di sedi, oltre che a uno spin off di queste attività. E’ una delle possibilità: una spada di Damocle che pende sulla sorte dei 9mila dipendenti di questa divisione.
A voler ripercorrere la storia, Telecom Italia aveva previsto la societarizzazione dei call center, con un accordo firmato a marzo 2013. A inizio 2014 è partita una lunga trattativa che si è conclusa, appunto, con una ipotesi di accordo siglata il 18 dicembre che è stata sottoposta a referendum fra i lavoratori. Il testo prevedeva il mantenimento di 41 sedi territoriali su 52 per le quali era già stata decisa la chiusura, la non societarizzazione della divisione fino al 2017, il passaggio a full time di 100 lavoratori part-time e il riconoscimento una tantum di 200 euro agli oltre 9mila dipendenti della divisione Caring services.
Ma non sono stati questi punti a dividere i lavoratori e ad affossare il referendum (il 55,7% ha votato «No»). Volendo semplificare all’estremo, la bocciatura è avvenuta su un meccanismo di aumento di qualità e quantità legato a una suddivisione dei lavoratori – opportunamente “skillati” – per competenze . Chi ha bocciato l’accordo ha ritenuto che il tutto si sostanziasse in una sorta di controllo individuale con sistemi e modi non accettabili.
Ora cosa succederà? Patuano potrebbe “comunicare” ai sindacati una eventuale decisione. Almeno questo è il timore. Venerdì mattina la risposta.