Altro che televisione. Gli under 16 adesso guardano smartphone e tablet. Tutto on demand. Il palinsesto? A momenti uno sconosciuto. I dati si riferiscono al Regno Unito, ma pensare che questo succeda o possa succedere a breve in Italia, non sembrerebbe tanto lontano dalla realtà.
Sembra tutto anche già assodato. Quale la novità, verrebbe da dire? Peccato che chi fa tv adesso, i broadcaster tradizionali, se non corrono ai ripari rischiano di rimanere con il cerino in mano. E farsi male diventerebbe fin troppo facile.
I dati innanzitutto: il report annuale dell’agenzia inglese Childwise, basato su un campione di oltre 2 mila ragazzi tra i 5 e i 16 anni, di cui monitora le abitudini di “consumo visivo”. Mediamente questa categoria di bambini-ragazzi spendeva 3 ore al giorno davanti alla Tv nel 2000-2001. Oggi quel tempo è sceso a 2,1 ore. Dall’altra parte invece i millennial passano 3 ore al giorno con un dispositivo connesso a Internet (ma diventano 5 tra i 15-16enni), per un tempo crersciuto del 50% negli ultimi due anni
In più: il 32% degli adolescenti (15-16 anni) dichiara di non avere un programma tv preferito. Il 50% ha visto Netflix la settimana precedente al sondaggio, mentre i 2 canali più popolari – Itv1 e Bbc1 – sono stati seguiti da poco più del 45% del campione. Il mezzo preferito per accedere a Internet è il cellulare, descritto come «quasi universale» dai giovani. Tra i bimbi più piccoli si è registrato un forte aumento nell’accesso al tablet: il 67% degli intervistati ne possiede uno intestato a loro.
Questi i dati. Vero, sono riferiti al Regno Unito. Val la pena però cullarsi su questa differenza?
Intanto qui si discute se Netflix abbia o meno un catalogo adeguato, mentre dalla Rai che ha appena varato il nuovo statuto che darà più poteri al nuovo ad Antonio Campo Dall’Orto ancora non si hanno indicazioni sul da farsi in tema di on demand (gran balletto quello sulla possibilità di fare pay tv sportiva/calcistica poi derubricata a rumors). Per quanto riguarda Sky, la media company ha varato il suo nuovo decoder che per il momento introdurrà solo nel Regno Unito ma non ha dato il dovuto slancio al suo Skyonline (piattaforma di videostreaming on demand) così come Mediaset sembra non aver spinto quanto forse avrebbe dovuto il suo Infinity.
Questo sul fronte delle piattaforme, perché se pensiamo allo sforzo di tarare i contenuti a misura di under 16 (gli “spendenti di domani”) si apre forse un capitolo ancora più problematico.
Non cogliere la necessità di un colpo di reni ai broadcaster potrebbe costare caro. Molto.