Nel periodo gennaio-marzo Tim ha lasciato sul terreno il 14,9% di ricavi da servizi su base annua; a ottobre-dicembre quella perdita si è ridotta di intensità: -5,7 per cento. La stessa cosa è avvenuta per Vodafone Italia (da -20,2% a -9,6%) e per Wind (da -10,6% a -6,8%). Per 3 Italia sono addirittura aumentati (+1,8% a fine anno). Insomma, come ho scritto sul Sole 24 Ore di domenica 5 aprile, i 4 principali operatori italiani di telefonia mobile (i cosiddetti Mno, cui si aggiungono gli Mvno che da Fastweb a Poste italiane a Lycamobile stanno crescendo) lo scorso anno hanno lasciato sul terreno 1,6 miliardi di euro, dopo i 2,7 miliardi del 2013. Botta pesante per una voce che indica quella che nei fatti è l’attività caratteristica della telefonia mobile. Insomma: quanto si ricava da vendita di servizi di fonia, messaggistica, dati. Efficienze sui costi e operazioni finanziarie qui non c’entrano.
Perdita, dunque, ma il trend migliora. Un barlume di speranza legato a un (salutare) stop della guerra dei prezzi con cui gli operatori si sono scannati nel 2013 (e inizio 2014) e a un (altrettanto salutare per le casse delle telco), aumento del consumo di dati?
Qui la tabella con tutte le variazioni
Qui l’articolo pubblicato sul Sole 24 Ore di domenica 5 aprile