Dopo Apple, ecco che arriva il secondo colpo dopo il decreto Franceschini che ha aggiornato, rivedendole al rialzo, le quote per la cosiddetta copia privata.
Si tratta del contributo che produttori e importatori di dispositivi elettronici ( Pc, chiavette Usb, Mp3, tablet, smartphone, cellulari, Blu Ray cd, dvd e, novità, anche gli smart tv connessi al Web ) sono tenuti a versare come indennizzo verso i titolari dei diritti di sfruttamento delle opere ( musicali e video ). Soldi raccolti dalla Siae poi tenuta alla distribuzione agli aventi diritto.
I due leader di mercato hanno ora sposato una linea comune: aumenti scaricati sui prezzi ai consumatori. Ieri Samsung ha comunicato ai propri clienti in Italia (operatori telefonici, distribuzione specializzata, distributori) che con i listini ufficiali di agosto, in arrivo arrivo a giorni, saranno adeguati i prezzi di alcuni prodotti coinvolti dal decreto ministeriale che, come da dettami del decreto Bondi del 2009, era tenuto alla revisione triennale dei compensi per la copia privata.
Samsung ha anche consigliato di rivedere i prezzi al pubblico abbandonando la logica del prezzo ottico (facendo così sparire i famosi prezzi psicologici dei 99 centesimi per intenderci).
Quella sulla copia privata ė stata una battaglia che già dagli ultimi mesi del 2014 ha contrapposto industria dei contenuti da una parte e industria dell’ICT dall’altra.
Siae ha pensato a un’azione dimostrativa contro gli aumenti decisi da Apple (22 iPhone acquistati in Francia e distribuiti in Italia). Ora che gli aumenti sono stati decisi dal numero uno e dal numero due del mercato la partita inizia a scaricarsi sulle spalle dei consumatori. E a farsi quindi più dura.
A meno che non succeda poi come successo con Apple che ha abbassato il prezzo di un prodotto, MacBook Pro, facendo pensare a un ritorno sui suoi passi. Che resta comunque tutto da verificare.