Il Recovery Plan che ha avuto il suo (sofferto) ok in Consiglio dei Ministri sarà di aiuto o d’ostacolo al progetto di rete unica?
La domanda può non apparire tanto oziosa se si guarda a quanto previsto all’interno del documento come primo punto dell’area di intervento 4 “Banda larga, 5G e monitoraggio satellitare”,
Come si legge da pagina 61 del Recovery plan il punto 4 include, annoverandolo fra le principali linee del progetto “Il Piano Italia 1 Gbit/s che prevede il completamento del progetto Banda ultra larga, con iniziative per il collegamento all’utente finale delle connessioni ultraveloci e la sua estensione alle nelle aree grigie”.
A questo punto val la pena ricapitolare i piani di investimento di Tim e Open Fiber. Quest’ultima, controllata di Enel (ancora è così) e Cdp pianifica di coprire con reti a banda ultralarga sia il 100% delle cosiddette aree nere (quelle competitive) sia il 100% delle “aree bianche”, dette a anche a fallimento di mercato perché prive di interesse per gli investitori senza inventivi pubblici. Il tutto entro il 2023.
Quanto a Tim, attraverso FiberCop, pianifica di coprire con reti a bandaultra larga il 100% delle abitazioni nelle aree nere e circa 7 milioni di abitazioni nelle aree grigie entro il 2025.
Questo significa che, a conti fatti, dovrebbero rimanere fuori circa 5 milioni di case nelle aree grigie, che al momento non sarebbero oggetto di progetti di roll-out di reti a banda ultralarga da parte di Tim o di Open Fiber.
La domanda sorge spontanea (avrebbe detto Gigi Marzullo ai bei tempi): se arrivano i soldi del Recovery per coprire quelle aree, su quali presupposti si basa ora il matrimonio in procinto di consumarsi?
Insomma, non è che l’estensione del piano Bul alle aree grigie faccia di fatto venire meno uno dei motivi principali della proposta di fusione tra Open Fiber e FiberCop-Tim, con conseguente progetto di rete unica? Per così come è stata presentata, onestamente qualche dubbio sorge.