Patuanelli, Buffagni, Delrio e, oggi, Gualtieri (anche se non direttamente, ma con “fonti”). L’intervista dell’ad Tim Luigi Gubitosi a la Repubblica di qualche giorno fa ha scatenato un fuoco di fila di dichiarazioni nel Governo, tutte in senso opposto alla sua idea di rete unica Tim-Open Fiber sotto il controllo di Tim.
Partendo dalla considerazione che Gubitosi – almeno per come lo si è conosciuto finora – è un manager accortissimo, che lascia sostanzialmente nulla al caso, la domanda che ci si pone è: ma come è possibile che, nel pieno di una trattativa arrivata al clou, non abbia immaginato uno sbarramento così, anche immediato, visto che il ministro Patuanelli ha risposto il giorno seguente la sua intervista?
Viene da pensare che Gubitosi abbia voluto far uscire allo scoperto le varie posizioni, tutte poste lungo una linea ideale che collega due estremi: mercato o Stato.
Posta così la questione è un po’ troppo semplificata, ovvio. Ma Gubitosi, con un’intervista dai toni forti (parlando anche di dati farlocchi – non mi viene un termine piu’ attinente a quano espresso nell’intervista – forniti al mercato da Open Fiber sulle coperture, suscitando la replica piccata del controllata di Enel e Cdp), a 10 giorni da un cda chiave che deciderà sul futuro di FiberCop e della rete secondaria cui dovrebbero partecipare anche Kkr e Fastweb, non poteva non essere consapevole del baccano che avrebbe suscitato. Il tutto collocandosi, alla prova dei fatti, come alfiere di un’idea opposta a quella del Governo (che dovrebbe declinarsi attraverso Cdp). Se dovesse prevalere l’idea del Governo Gubitosi che cosa farà? In ogni caso ha voluto chiarire la sua posizione. Non si sa mai.