Alla fine – e faticosamente visto che se ne sta parlando da un anno – il disegno del governo sulla banda ultralarga sta prendendo corpo.
Repubblica ha riportato la notizia della decisione del Governo di fare una rete pubblica nelle aree C e D (quelle a fallimento di mercato). Avrebbero potuto optare per bandi o partnership pubblico privata (Ppp). Si è deciso invece per l’intervento diretto.
A disposizione ci sono 2,2 miliardi di euro della delibera Cipe e il governo conta anche su 1,6 miliardi destinati alle Regioni. Bene, verrebbe da dire. Ed Enel? In fondo una rete pubblica significa che il castello di Enel verrebbe a crollare. In altre parole: se i 2,2 miliardi di euro (uniti agli 1,6) non verranno distribuiti con i bandi, allora l’idea di utilizzare questi fondi per abbattere i costi legati alla realizzazione dei contatori intelligenti verrebbe meno.
E invece pare non sia così (almeno nei progetti del governo). Il Governo ha fatto la prenotifica a Bruxelles per i cluster C e D a fine dicembre. Entro il 31 gennaio si aspetta che possa arrivare l’ok a notificare il piano. Poi servono 60 giorni per l’ok di Bruxelles. A quel punto – e auspicabilmente per Palazzo Chigi si parla di inizio aprile – Infratel (che sarà stazione appaltante, nulla di più in pratica) metterà a gara la possibilità di costruire la rete.
Forti di un recente parere Antitrust si punterà a far valere (di più o esclusivamente) la partecipazione di operatori non verticalmente integrati. Quindi pollice verso per Telecom e porte spalancate a Enel. Potrebbe farlo anche Metroweb, ma quello non è il suo ambito core, visto che la controllata di F2i e Fsi ha un piano per le 10 principali città italiane.
Domanda: ma che se ne fa Enel di una rete che poi non rimarrà sua? Per una parte della rete (che sarà incentivata) sarà così. Ma Enel avrà un’altra parte sua. E, di fatto, molto andrà a somigliare a una partnership pubblico privata. Un pezzettino di infrastruttura pubblica (con fondi pubblici) unita a un pezzo di infrastruttura privata a carico di Enel. E comunque – e questo è un punto centrale – la cosa aLla quale sta lavorando il governo è la possibilità di affidare gestione e manutenzione al soggetto realizzatore. Insomma, una concessione tutto sommato. Quindi proprietà pubblica, ma gestione (che dovrebbe essere ventennale) a privati.
Tutti contenti? Gli operatori alternativi sicuramente sì. Fatta la rete potranno affittarla. Anche Telecom in definitiva potrebbe non essere scontenta: c’è una rete e può come gli altri affittarla. Anche se la soluzione di governo e Mise, sa un po’ di «biscotto» se, come mi risulta, ci sarà una gestione e manutenzione della rete realizzata al soggetto realizzatore.