Telecom, Vodafone e l’occasione da non sprecare della tv on demand

Vodafone sta per lanciare in Italia la sua tv, cosa che avverrà entro la metà del 2016. Oggi l’ho raccontato a pagina 10 del Sole 24 Ore. Sarà una tv – che girerà su piattaforma della american-israeliana Kaltura – e che cercherà di sfruttare tutte le potenzialità dell’on demand che sta crescendo, eccome, anche in Italia. Una partita in cui Netflix ha fatto da starter, ma che vede Telecom già posizionata con Timvision e Vodafone in rampa di lancio.

Punti di partenza. I contenuti e le offerte saranno determinanti. Timvision di Telecom, come spiegavo in questo articolo pubblicato sul Sole 24 Ore dello scorso giovedì 3 dicembre, sta cercando di posizionarsi al meglio. E’ in dirittura d’arrivo un accordo con Rai; punta a 500mila abbonati entro fine anno; punta a far valere la sua offerta “convergente” con dati non erosi in caso di consumo di  video in mobilità su smartphone e tablet; altri accordi sono già arrivati, come quello con Netflix presente fra le app della piattaforma e quindi direttamente attivabile da Timvision con pagamento in bolletta, o Chili Tv, player nostrano del Tvod (si paga solo per quel che si vede senza sottoscrizioni). alla fine ci sono 7mila titoli, tante speranze per una rapida ascesa e una considerazione da fare: Tim di certo non ha fatto valere la forza della sua offerta tv con tutti gli abbonati mobili che ha (intorno a 30 milioni di sim). Vodafone cercherà di riuscire in questa scommessa, puntando sulla tv on demand per far crescere la sua base clienti nell’ulttrabroadband.

Cambiamenti nella fruizione dei contenuti. Qualche dato per fotografare un cambiamento molto evidente nelle abitudini di consumo. Perché se è vero che la tv lineare resta la regina – anche considerando il fatto che ci sono 22 milioni di italiani che nel 2014 (ultimo dato Istat) non hanno navigato – il modello “on-demand” sta prendendo piede. Per la prima volta nel 2014, in Italia, un numero maggiore di persone ha guardato con regolarità contenuti in streaming rispetto a contenuti TV tradizionali (80% vs. 79%) (target online, fonte Ericsson 2014). C’è anche da registrare un passaggio crescente dallo schermo tv ai device mobili: il consumo di tv show/ film cresce del 20% YoY su smartphone e di oltre il 70% su tablet.  (fonte Accenture Digital Consumer Survey, 2015). Alla crescita della domanda di video da mobile contribuiscono l’aumento della dimensione e della risoluzione degli schermi (passando da 3 a 5 pollici il traffico aumenta di 5 volte –Analysys Mason) oltre che la tecnologia delle reti (la proporzione di traffico generata dal video aumenta di circa il 20% passando da un dispositivo 3G ad uno 4G – Ericsson). I contenuti video, che rappresentano già oggi oltre il 50% del traffico dati, raggiungeranno nel 2018 il 77% e il 69% del traffico dati totale rispettivamente su Fisso e Mobile (Cisco).

Gli esempi. Un’analisi di e-Media Institute su quello che è successo in Uk (aggiornata a marzo 2015) ha evidenziato come dal 2010 gli abbonati alle offerte storiche (Sky e Virgin Media) siano rimasti stabili a quota 14 milioni. È cresciuto enormemente invece il numero degli utenti di servizi Vod (Amazon Prime. Now Tv, Netflix) arrivati da 0 a 6 milioni dal 2012. Nel contempo anche le sottoscrizioni alle offerte finanziate dalle telco (TalkTalk e Bt) sono passate da zero a 2 milioni. Quindi, quel che è successo in Uk, dove sono più avanti può segnare un percorso anche per tv on demand in Italia.  Dove la pay tv tradizionale (Sky e Mediaset) sembra al momento essere arrivata a un punto di saturazione, proprio mentre altre offerte si stanno affacciando.

La sfida. Per le telco quella della tv on demand si può rivelare un’occasione straordinaria. Certo, se il contenuto sarà la vera leva, magari ci potrà essere in un futuro neanche troppo lontano la necessità di mettere mano al portafogli per gareggiare su diritti sportivi o di altro. Ma intanto in un settore in cui i ricavi da servizi hanno subito crolli miliardari (i quattro principali operatori mobili italiani hanno perso 1,6 miliardi di euro nel solo 2014), questa diversificazione di business (o anche nuovo business) può aiutare davvero a risalire la china.