“Storta va, deritta vene”. La saggezza partenopea in questo caso può essere veramente d’aiuto. Ma davvero solo quella, perché quanto accaduto in questi giorni sul Piano banda ultralarga messo in campo dal governo Renzi lascia abbastanza perplessi.
Sul Sole 24 Ore del 5 marzo (quindi scritto a nemmeno 24 ore dalla pubblicazione del tanto atteso e discusso Piano per la banda ultralarga) mettevamo in evidenza almeno due sviste Qui l’articolo
La spiegazione: sul sito di Agid e Governo è stata inserita una versione vecchia (e quindi inutile) del Piano. Cioè: per più di un giorno è stata studiata dagli operatori, da noi giornalisti e da chiunque volesse un Piano che non era quello da considerare? E tutto questo dopo lo scivolone del decreto per lo switch off della rete apparso e scomparso dopo le polemiche?
Il Piano – al quale ha inizialmente lavorato il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli per poi passare sotto il coordinamento di Palazzo Chigi (se ne sta occupando il vicesegretario generale Raffaele Tiscar) – magari è stato solo oggetto di una svista. Ma si può pensare di portare a termine una partita decisiva (di questo si tratta quando si parla della rete di nuova generazione) facendo errori così marchiani già in partenza?
Senza considerare che il termine del 31 marzo per prenotare gli incentivi per gli interventi è vicinissimo. Ok, si tratterà di prenotazioni e l’altro termine previsto dallo Sblocca Italia, al quale fare riferimento per inquadrare la questione, è quello del 31 maggio, quando andranno inviati al Mise i progetti esecutivi degli interventi. Anche questa data non è per nulla lontana.
E intanto si continua ancora a discutere del destino di Metroweb, fra le istanze di Vodafone e Wind (che vorrebbero una società condivisa fra gli operatori) e quelle di Telecom (che ha già detto di non volerne sapere di “condomini litigiosi”. Se ne sta occupando un “pensatoio” a Palazzo Chigi. Ben cinque anni fa, nel 2010, se ne parlava più o meno negli stessi termini. A coordinare era l’Agcom e al ministero dello Sviluppo economico, ad interim, c’era Silvio Berlusconi.
Una lunga “nuttata”. E intanto di investimenti non è che ne siano stati fatti granché. Nè dall’ex monopolista, che comunque è l’unico ad aver partecipato ai bandi per gli incentivi con i cosidetti fondi Eurosud, né dagli operatori alternativi (solo Fastweb si è mossa negli anni, mentre Vodafone ha da qualche mese iniziato a cablare in vistù del Piano Spring grazie al Piano Spring). E l’Italia? E’ tristemente agli ultimi posti (25esima su 28) per grado di digitalizzazione. Di sabbia nella clessidra non ce n’è poi rimasta tanta.