“Le spalle sono coperte”. All’indomani dell’aggiudicazione dei diritti per la Champions per il triennio 2015-2018, per un ammontare di poco inferiore ai 700 milioni, mi sono sentito dire queste parole da una persona della galassia Mediaset.
Non è la lungimiranza a essere mancata al gruppo di Cologno. Tant’è che in un’intervista al Sole 24 Ore dell’11 luglio scorso lo stesso Pier Silvio Berlusconi apriva chiaramente alla presenza di un partner estero per Mediaset Premium. “Premium – dichiarava il vicepresidente Mediaset – è in una posizione ottimale per chiunque voglia entrare e rafforzarsi in Italia”. Qui forse la dichiarazione di Pier Silvio Berlusconi nasconde una parte della verità. Che è possibile trovare nell’altra partita: quella legata al destino della pay tv spagnola Digital Plus nel cui azionariato Mediaset ha il 22% (stessa quota di Telefonica) preceduto dal 56% in mano a Prisa (editori di El Pais).
Quindi, Al Jazeera e/o Vivendi potrebbero essere interessati a diventare partner del mondo pay del Biscione anche in assenza del controllo di Digital + (ottenibile con una scalata congiunta insieme con Telefonica magari)?Probabilmente di più rispetto all’opzione stand alone.
Una curiosità: si è scritto di PriceWaterhouse Coopers come della società di consulenza che dovrebbe seguire la strutturazione della due diligence. La stessa Pwc lo scorso settembre ha riportato nella sua analisi “Entertainment & Media Outlook in Italy” i trend nel nostro Paese dei vari media: fra questi la tv e fra questi la pay tv. Numeri che saranno aggiornati come di consueto nei prossimi mesi. Ma intanto sono gli ultimi a disposizione.
In Italia le sottoscrizioni di pay tv venivano date in calo del 9,6% nel 2012, con un valore poco sopra i 3 miliardi di euro. Il forecast per il 2013 indicava un’ulteriore flessione del 3,7% a 2,9 miliardi prima di risalire la china nel 2014 (+1,8%) e ancora di più in seguito. In tutto, secondo l’analisi di Pwc, la crescita media annua fra 2013 e 2017 del valore degli abbonamenti pay si dovrebbe attestare attorno all’1,8 per cento ritornando a un valore prossimo al 2011.
Allargando l’orizzonte oltre i confini italiani, le analisi di PricewaterhouseCoopers si spingono a prevedere uno scenario in crescita per la pay tv in Europa e nel mondo. In verità più nel resto del mondo che nel Vecchio continente con una rapida crescita in Asia-Pacifico (9% di crescita media annua fra 2013 e 2017) oltre che in Cina e in Brasile. E così, secondo l’indagine Pwc il mercato della pay tv nel 2013 era atteso a 140,3 miliardi, per puntare a 165,2 miliardi nel 2017, con un tasso di crescita annuo del 4,3 per cento (ben più dell’1,8% italiano). In Europa occidentale i 25,7 miliardi del 2013 dovrebbero aumentare fino a 27,9 nel 2017, con un Cagr in salita del 2,1 per cento (ben meno del dato mondiale). Guardando al numero di abbonati, dai 98,4 milioni del 2013, Pwc prevede che si arriverà a 109,3 nel 2017 (+2,7% di Cagr). Meno del +4,5% a livello mondiale, in cui i 799 milioni di abbonati del 2013 sono previsti in salita sino a sfiorare i 950 milioni nel 2017.