Quei fondi per la banda ultralarga che sembrano fare gola solo a Telecom

Ora c’è anche il bando riguardante il territorio pugliese. Come riportato ieri sul Sole24ore.com, in palio ci sono 62 milioni di euro per realizzare una rete in fibra ottica per 45 comuni pugliesi. Si parla di 40 aree produttive, circa 540mila unità immobiliari e 1,48 milioni di cittadini che saranno raggiunti entro il 2016 dalla banda ultralarga (da 30 a 100 Mbps). Si parla dunque di soldi pubblici messi a disposizione degli operatori tlc che dovranno mettere sul piatto almeno un altro 30 per cento per completare l’investimento.

Il bando (si veda anche Il Sole 24 Ore dell’11 marzo) fa parte del programma concepito a tempi del Governo Monti – e portato avanti dal Mise e dalla società in house Infratel – per portare la banda ultralarga nelle cosiddette zone del sud a fallimento di mercato. In pratica, in quelle zone in cui gli operatori non avrebbero convenienza a investire, lo Stato decide di intervenire creando le condizioni perché l’investimento diventi conveniente. Come? Con bandi messi in piedi grazie al modello a incentivo: il pubblico mette una parte dei soldi mentre il resto (il 30%) viene dagli operatori che vincono il bando. E che potranno mantenere in concessione rete e manufatti (curandone la manutenzione) offrendone l’affitto agli altri operatori.

Un modello semplice e che sulla carta è appetibile, ma che ha avuto un intoppo in Basilicata, per esempio, dove l’avviso con il quale si mettevano sul piatto 53,5 milioni è andato deserto. I lavori per Campania e Molise sono stati aggiudicati a Telecom Italia. Per la Calabria (altro bando) il 20 marzo scadeva il termine per la presentazione delle offerte. A quanto risulta al Sole 24 Ore, a inoltrare l’unica offerta sarebbe stata sempre Telecom Italia.

Insomma, alla fine l’ex monopolista è l’unica azienda che si trova al momento interessata da questo programma pubblico. Perché vince o anche perché, alla luce dei fatti, è l’unica a partecipare.