La crisi de «Il Tempo» e un futuro che punta verso gli Angelucci

Per l’Editrice Romana Srl, che edita il Tempo, il futuro punta sempre di più verso la Tosinvest della famiglia Angelucci, proprietaria di Libero. Oggi scadeva il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse. A quanto mi risulta non ci sono state sorprese (e del resto era prevedibile)

L’unica offerta in campo è dunque quella della famiglia Angelucci. La Tosinvest (società cassaforte del gruppo Angelucci) ha presentato la scorsa estate ai commissari giudiziali nominati dal Tribunale di Roma un’offerta da 12,5 milioni di euro (in 36 mesi) per l’acquisto della testata che il costruttore romano Domenico Bonifaci aveva acquistato dal gruppo Caltagirone alla fine degli anni ’90.

L’offerta irrevocabile d’acquisto scade il 31 marzo. Intanto domani, mercoledì 2 marzo, si terrà l’assemblea dei creditori. Ai quali verrà prospettata la situazione da parte dei commissari. Il placet può arrivare in 20 giorni. In assenza del via libera si andrà verso il fallimento.

Atteso che il placet dovrebbe arrivare e non domani, sull’unghia, i tempi saranno ridotti al massimo.

Giusto qualche numero per  chiarire la situazione di crisi del Tempo: nell’esercizio 2014 ha chiuso con un rosso di 13 milioni di euro a fronte di 6,7 milioni di euro di valore della produzione. Nel 2013 la perdita netta è stata di 10,2 milioni, contro i 7,9 milioni di valore della produzione; nel 2012 rosso di 8,7 milioni a fronte di 8,9 milioni di ricavi e nel 2011 la perdita è stata di 6,4 milioni contro i 12,3 milioni di ricavi.

I giornalisti sono 43, compresi i 10 in Abruzzo in Cig a zero ore. I 33 della redazione romana hanno un contratto di solidarietà in corso. La proposta della famiglia Angelucci dovrebbe prevedere il mantenimento di 15 giornalisti.  E, conditio sine qua non, non dovrebbe nel frattempo intervenire lo stop delle pubblicazioni. Altrimenti tutto a monte.