La contesa fra la multinazionale inglese Bt e la multinazionale americana Accenture sta accendendo gli animi a Palermo e sta scuotendo tutto il mondo dei call center.
In fondo, è un caso di scuola. Nel 2005 BT vende il proprio ramo d’azienda per le attività di contact center ad Accenture. Sede Palermo, in cui al momento lavorano in 262. Dopo 9 anni BT ritiene che la struttura di Acceture non sia più adeguata, a causa della mancanza di investimenti. Il contact center di Accenture a Palermo aveva (ha) come unico committente British Telecom.
Che però ora, non ritenendosi soddisfatto, vorrebbe cambiare a partire da ottobre. Questioni di prezzo, dicono le malelingue. Questioni di servizio non più al passo e investimenti mancati, hanno più volte dichiarato dall’azienda di Tlc, in Italia particolarmente attiva nel segmento business e nell’enterprise.
I sindacati hanno iniziato a dare battaglia da luglio, quando la questione è venuta allo scoperto e Accenture ha iniziato a minacciare di ribaltare la decisione di Bt sui lavoratori. Martedì l’incontro al Mise non ha dato gli effetti sperati e gli animi a Palermo si sono surriscaldati. BT si dice disponibile a riprendere in capo servizio e attività (personale compreso), ma solo se Accenture concorrerà a “investimenti e riqualificazione del personale”.
Prossimo incontro lunedì. E due domande onestamente difficili: 1) E’ giusto che BT debba sentirsi “condannata” a servirsi da un suo fornitore che non ritiene più adeguato dopo 9 anni dalla vendita del ramo d’azienda che ha dato origine alla fornitura?
2) Come è possibile non far pagare ai lavoratori di Palermo colpe non proprie?