A scanso di equivoci dico subito la mia: Sky ha fatto bene a fare questa offerta molto decisa per portarsi a casa i diritti tv delle competizioni Uefa per il 2018-2021. Si parla di 260 milioni a stagione per Champions ed Europa League, complessivamente. Quindi sui 780-800 milioni nel triennio
Diciamoci la verità: Sky aveva necessità di questo pacchetto di offerta calcistica. Il non avere la Champions nell’ultimo triennio non ha inciso più di tanto sugli abbonamenti. Ma vuol dire anche che non sono cresciuti. Bene. Ora Sky ha tutto quel che serve per tornare a puntare a una crescita più robusta degli abbonati. Almeno da quel che si sente in giro, di “entusiasti” del ritorno della Champions a Sky ce ne sono. Ma non dimentichiamolo che in Italia l’economia non se la passa alla meglio. E questa non è una variabile indifferente. A ogni modo, se anche a causa di fattori esterni non dovesse essere crescita, comunque sarà consolidamento. Sky, dal canto suo, ha puntato su questo asset considerandolo, come è naturale, un’assicurazione sul futuro.
Allo stesso tempo però mi concedo un’ulteriore opinione: ritengo che Mediaset abbia fatto la scelta giusta per il triennio precedente. La Champions era davvero l’unico modo per tenere in vita/rilanciare la piattaforma Premium. Il problema, come spesso accade, è come la si declina un’idea che, comunque, partiva da una base abbastanza accidentata visto il valore di aggiudicazione (227 milioni l’anno solo per la Champions, quindi in tutto attorno ai 700 milioni).
La pay tv non è il core business di Mediaset. Il gruppo di Cologno sa fare altro, la tv generalista. Quindi non era l’investimento, seppure corposo, a essere sbagliato, ma più probabilmente la maniera in cui poi ha preso forma nell’offerta complessiva di Premium. O meglio: la partita il Gruppo del Biscione l’ha giocata (e persa) su come Premium si è plasmata attorno all’offerta della Champions.
Alla fine, la pay di Mediaset è rimasta una tv intesa alla stregua di una pay per view. Io compro e vedo. Quella di Sky nel frattempo ha consolidato il suo essere una tv “di flusso”. C’è il calcio, ma anche XFactor, Masterchef, Gomorra.
Ora però non bisogna tutto di un tratto raccontarsela in maniera differente da come la si è raccontata finora. L’investimento era forse strapagato da Mediaset (che ha anche svalutato l’asset in bilancio)? A queste cifre vale in teoria lo stesso ragionamento per Sky. È vero che c’è una squadra in più e c’è da fare i conti con le nuove tecnologie (4K Hdr) che danno più valore al prodotto. Ma basterà? Qui comunque si ritorna al punto precedente: tutto sta a capire come si modella l’offerta attorno all’asset pregiato. Sky sa fare la pay tv, questo è indubbio. Ma a Sky, a questo punto, l’onere della prova.
PS. Che cosa significa questa aggiudicazione nell’ottica dell’asta per i diritti tv del calcio italiano? Che Infront e Lega abbiano sbagliato ad anticipare i tempi mi sembra sempre più evidente. Certo è che ora Sky può giocare con maggiore tranquillità una partita ostica. Dall’altra parte Mediaset non potrà permettersi di lasciar andare anche quei diritti così a cuor leggero, e anche la nota di commento emessa dal gruppo ieri ne è una conferma. Dunque dovrà investire. Ma nel frattempo, chissà, si saranno diradate le nebbie del rapporto con Vivendi. A quel punto l’unione farebbe la forza. E se il duo Lega-Infront la studiasse bene, chi lo dice che da questo “dentro-o-fuori” i club non possano guadagnarci davvero? Altro che tv della Lega Calcio.