Effetti collaterali dello scontro Mediaset-Vivendi. Forse il problema sarebbe sorto comunque (o forse no). Fatto sta che i produttori tv indipendenti – riniti nell’associazione Apt – sono in allarme per la mancanza di chiarezza da parte di Mediaset sull’offerta di fiction. Ci sono da rispettare le quote di produzione (obbligo di legge per i broadcaster) e anche un modus operandi. La fase di incertezza degli ultimi mesi sembra però aver colpito anche in questo ambito.
Qui di seguito il mio articolo pubblicato a pagina 25 sul Sole 24 Ore di oggi
Media e indotto. Anche lo scontro Mediaset-Vivendi dietro alle incertezze sulle commesse fiction per il 2017
Allarme rosso fra i produttori Tv indipendenti
Dal timore iniziale si è passati quasi a livello di allarme rosso fra i produttori televisivi. Anche perché ora il bailamme politico ha riportato al centro delle preoccupazioni anche la Rai. Ma, al momento, per i produttori Tv resta ancora Mediaset il principale motivo di preoccupazione.
Lo scontro con Vivendi e un avvicendamento interno alla direzione fiction – alla quale da novembre scorso è andato Daniele Cesarano, in sostituzione di Antonino Antonucci Ferrara – potrebbero essere stati determinanti nella situazione al centro dei timori dei produttori televisivi: la mancanza di strategia e commesse sulla fiction per il 2017.
Nessuno prende posizione ufficiale, anche se la questione, ormai di dominio pubblico fra i produttori, è arrivata dritta in Apt, l’associazione dei produttori televisivi che rappresenta il settore.
Al centro delle preoccupazioni dei produttori televisivi indipendenti c’è una tempistica – che faceva parte di una consuetudine, ma con una sua importanza come modus operandi – non rispettata nel 2016 e ci sono delle norme legate al rispetto degli obblighi di investimento e programmazione (le “quote”) da parte delle tv nelle produzioni audiovisive indipendenti. Obblighi che derivano dall’articolo 44 del Tusmar.
Il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici prevede per le emittenti private una quota di investimento in produzioni indipendenti (fiction, intrattenimento e acquisti di produzioni europee) pari al 10% degli introiti. Per la concessionaria di servizio pubblico la percentuale sale al 15% dei ricavi complessivi da abbonamenti e pubblicità. Nella norma è specificato che tali disposizioni «non si applicano alle emittenti televisive, anche analogiche, operanti in ambito locale».
Per dare una dimensione del fenomeno, nel 2014, secondo Agcom, l’investimento in produzione indipendente è stato di 679 milioni, sommando gli investimenti dichiarati dalle 10 maggiori emittenti. Sempre relativamente al 2014 Rai e Mediaset hanno investito rispettivamente 182 milioni e 110 milioni di euro in fiction compresa però la quota Taodue che è all’interno di Mediaset e quindi non indipendente.
Insomma risorse non trascurabili per il settore che vede, appunto, in Rai e Mediaset i principali committenti. Fin qui la norma. La tempistica finora rispettata, a quanto raccontano i produttori televisivi, prevedeva che già a metà dell’anno si conoscessero più o meno le commesse, segnalate in un “Piano fiction”. Non è andata così nel corso del 2016. E i produttori iniziano a pensare che la multa per il mancato rispetto delle quote potrebbe essere una soluzione preferibile, nel quadro di una situazione in cui il conflitto con Vivendi può aver rubato tempo ed energie e guardando a un trend che per Mediaset ultimamente è stato più favorevole sull’intrattenimento che sulla stessa fiction.
A. Bio.