Che il “roaming zero” non fosse da considerare una conquista, lo si doveva capire da subito. Il processo legislativo della Ue autorizza infatti ben più di qualche dubbio, se non altro sui tempi di applicazione di quanto previsto nel pacchetto Connected Continent, voluto dall’ormai ex commissario Ue all’Agenda digitale, Neelie Kroes. Serve un placet del Consiglio degli Stati membri prima di ritornare al (nuovo) Parlamento Europeo.
Certo, i costi per i cittadini Ue che si spostano in un altro stato membro per chiamate ricevute ed emesse, sms e traffico dati è in continua diminuzione da sette anni a questa parte, per vari interventi da parte della Ue. Ma al momento, ci sono dei “se” che incombono sulla fine del roaming. Da oggi ce ne sarà uno in più, determinato dalla bozza in preparazione da parte della presidenza italiana di turno della Ue, che punta a rinviare lo start dell’abolizione del roaming, fissato per fine 2015.
In serata è arrivata una precisazione del viceministro Antonello Giacomelli che in una nota ha sottolineato come “nella proposta della presidenza italiana non c’è nessun rinvio della fine del roaming al 2016 ed è anzi indicata la necessità di fissare una data”. Giacomelli aggiunge che il “documento sulle telecomunicazioni in preparazione del Consiglio Ue è solo una bozza di un lavoro di sintesi con i partner europei che è appena cominciato e di cui viene data una lettura parziale”.
Vero, nel documento di cui si parla si può testualmente leggere che “La data per l’introduzione del ‘roam like home’ , oggetto di misure transitorie e limiti di ‘fair use’, è ancora da definire ed è una importante questione politica”. Allo stesso tempo però, la tempistica viene messa in discussione in vario modo.
L’intervento italiano sul roaming non si ferma poi alla questione tempi. Viene infatti proposta una quota roaming entro cui tutti devono poter pagare con gli stessi costi disponibili nel proprio Paese e di una quota extra sulla quale gli operatori potranno caricare invece costi roaming più alti. E viene proposto un meccanismo di salvaguardia in base al quale il tempo di utilizzo della rete senza costi aggiuntivi dovrà essere stabilito sulla base del consumo domestico medio annuo nella Ue.
I consumatori potrebbero considerare questa proposta italiana di rinvio “un tradimento”. L’industria delle tlc al contrario, tirerebbe un po’ il fiato, dopo le tante batoste subite sui ricavi da servizi, anche a causa di scellerate guerre dei prezzi (in testa gli operatori italiani).