Tiscali, l’allarme dei sindacati per la proroga (da ufficializzare) delle frequenze

ecc5bf5f-f590-47fd-b424-53b50f76c24b

I sindacati delle tlc prendono carta e penna e scrivono al ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, per lanciare il loro allarme sul caso Tiscali.

Il tema è quello della proroga dei diritti d’uso delle frequenze nella banda 3.5 Ghz, come spiego anche in un articolo a pagina 13 del Sole 24 Ore di oggi. I 40 Mhz in pancia a Tiscali – arrivati alla internet company sarda grazie alla controllata Aria – sono al centro di un caso che potrebbe avere sviluppi imprevedibili.

A luglio, infatti, Fastweb ha acquisito frequenze e ramo d’azienda “Fixed wireless access” da Tiscali. Ma serve l’ok delle banche creditrici di Tiscali che però, a fronte dell’esborso miliardario per le frequenze del 5G (quelle nella banda 3.5 Ghz sono all’interno della banda 3.4-3.6 che è ritenuta “pioniera” per lo sviluppo del 5G) affrontato complessivamente da Tim, Vodafone, Iliad e Wind Tre (Fastweb è la telco che ha speso di meno: poco più di una trentina di milioni), stanno giocando al rialzo per quella che ritengono una più corretta valutazione dell’asset.

Ma c’è anche un aspetto che attiene le istituzioni. Serve un imprimatur ufficiale alla proroga, che è stata stabilita fino al 2029. Senza quella, fanno capire Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, rischia di cadere il castello. Da qui la lettera di cui Il Sole 24 Ore è venuto a conoscenza e di cui si parla nell’articolo a pagina 13 pubblicato oggi.

Di seguito il contenuto della missiva indirizzata dai sindacati di categoria – e firmata dai segretari nazionali Marco Del Cimmuto (Slc Cgil), Giorgio Serao (Fistel Cisl) e Pierpaolo Mischi (Uilcom Uil) – indirizzata al titolare del Mise, Luigi Di Maio

Egr. Signor Ministro

a fronte del dilatarsi dei tempi di comunicazione dell’ufficialità della proroga fino al 2029 del diritto d’uso banda 3,5 Ghz alla società Tiscali Spa, le scriventi Segreterie Nazionali esprimono forte preoccupazione per l’allungarsi della tempistica in quanto, stante la grave situazione economico-finanziaria dell’azienda, rischia di compromettere la stessa continuità aziendale ed i relativi livelli occupazionali, pari a circa 650 lavoratori oltre all’indotto, sostanzialmente concentrati sulla sede di Cagliari, aggravando in tal modo ulteriormente la già precaria situazione occupazionale del territorio sardo

Sicuri di una sensibilità al riguardo porgiamo Distinti saluti